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FINESTRA IN CASTAGNO

Ricostruzione

aggiornamento: Dicembre 2012

Stiamo cercando di riadattare alcuni vecchi infissi in legno di castagno, recuperati molto tempo fa in un cantiere edile dove l'impresa li aveva dismessi per  sostituirli con altri di nuova fattura, sempre in legno, ma di pino. Abbiamo iniziato con una finestra.

A parte la volontà di recuperare materiali ancora riutilizzabili, la nostra scelta è confortata dal fatto che il castagno è uno dei legni più resistenti e adatti per la costruzione di infissi. Non teme l'umidità, non si deforma, non espelle resina, è stabile agli sbalzi termici, è durissimo, rigido e resistente agli urti, inattaccabile da funghi e parassiti se ben trattato, viene stimata una sua durata in piena efficienza per oltre cento anni. Non a caso sono costruite in castagno molte palizzate e  recinzioni esterne di montagna, le travature dei buoni tetti, le scale per uso agricolo alte anche otto metri, i vecchi pali delle condutture elettriche, le traversine dei treni e naturalmente gli infissi di tutte le case tradizionali di pregio. Per questo il castagno costa tanto. Per questo, prima di cambiare un infisso, verificate che non sia di castagno.

Avendo già un buona conoscenza tecnica, il problema maggiore per noi è rappresentato dall'attrezzatura, non avendo a disposizione una falegnameria. D'altro canto il falegname giudica non conveniente un simile lavoro perché sostiene che recuperare l'infisso costa di più che costruirlo ex novo (oltretutto in alluminio o in pino), ed in parte ha ragione.  Ma riflettendo sul significato della "convenienza" scopriamo che l'esigenza di risparmiare e il corretto utilizzo del tempo  possono diventare un valore. Ci dedichiamo a fare un lavoro che ci piace anche se avremo una finestra con qualche difetto, ma in compenso sarà di eterno castagno e  avremo imparato a fare una finestra, la seconda la faremo meglio.

 

                 

 

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La modifica della misura delle ante sia in altezza che in larghezza comporta il rifacimento degli incastri a maschio e femmina fra il montante e la traversa.

Ho provato in un' anta a mantenere i fori delle connessioni d'angolo  accorciandola con un taglio a zeta al centro molto lungo in modo da avere una superficie maggiore d'incollaggio.

Il particolare del taglio  a "zeta" e dell'incollaggio dei due pezzi del montante

L'altra anta invece è stata accorciata in  testa rifacendo l'incastro, sia maschio che femmina senza dubbio è il metodo migliore, perché non si rischia di modificare la perfetta complanarità del montante.

La costruzione del telaio fisso, mancante, è stata realizzata con due listelli di abete molto ben stagionati e conservati, recuperati da un'antica porta. La scelta dell'abete, si giustifica con la volontà di conservare il castagno per le ante mobili, che hanno una funzione molto più importante.

Il telaio fisso, dove vanno applicate le cerniere, doveva rispettare un tipo di battente a sagoma curva, per cui, mancando la fresatrice, ci siamo arrangiati incollando un listello mezzo tondo sul bordo, in modo che  corrispondesse alla parte concava del telaio dell'anta mobile.

 

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